Diventiamo innanzitutto IMMUNI dalla paranoia
È possibile installare l’app di contact tracing dal Google Play Store e da Apple App Store
Tempo fa mi arrivò una notifica di Google Maps Timeline che mi mostrava tutti i luoghi dove ero stato nel mese precedente: quali posti avevo frequentato, dove ero stato più di frequente, quanti chilometri avevo percorso e così via. Rimasi sconcertato e disabilitai immediatamente la funzione di salvataggio cronologia delle posizioni dal cellulare, mi sentii spiato. Anche se poi sono costretto a tenere attiva la geolocalizzazione per il navigatore, tripadvisor o qualunque altra applicazione basata sul posizionamento geografico.
A fine anno, invece, mi è arrivata una notifica da Spotify che mi forniva un report dettagliatissimo sulle ore che avevo speso ascoltando musica, sul mio genere musicale preferito, sul mio gruppo preferito e sul mio cantante prediletto.
Non ce ne rendiamo conto ma, ogni volta che interagiamo con le app presenti sui nostri smartphone, forniamo i nostri dati personali ai fornitori delle app stesse. Ciò succede, in special modo, quando le app sono gratuite. Ormai dovremmo essere abbastanza smaliziati per capire che su internet nulla è gratuito; se lo sembra è perché in realtà stiamo pagando quel servizio in apparenza “gratuito” con la nostra più preziosa moneta di scambio ovvero i nostri dati personali.
Il mercato di tutti i dati, i cosiddetti “big data” è considerato, infatti, il petrolio della nostra era.
Mi ha stupito non poco, pertanto, l’allarmismo generato dall’annuncio del rilascio dell’applicazione Immuni voluta dal Ministero della Salute per agevolare il tracciamento dei contatti di un cittadino positivo al coronavirus con eventuali persone con cui questi è entrato in contatto.
Siamo disposti a dare i nostri dati per giocare a Candy Crash e poi ci allarmiamo se dobbiamo scaricare un app del Ministero della Salute?
Ho analizzato un po’ il principio di funzionamento di questa applicazione e cercherò di spiegare perché davvero tutti questi timori sono infondati e perché sia utile che tutti utilizzino l’applicazione: potrebbe un domani essere una preziosa risorsa avvisandoci tempestivamente in caso di contatto con un contagiato.
Come funziona l’app Immuni?
Innanzitutto chiariamo che non si basa sulla geolocalizzazione ovvero nessuno potrà sapere i nostri spostamenti o dove siamo stati durante il mese (questo, come visto, lo fa google se attivo lascio attiva la relativa funzione ma finora non ho visto nessuna levata di scudi in tal senso).
Sfrutta la tecnologia BLE (Bluetooth Low Energy) che consuma poca energia della nostra batteria e si basa sul seguente meccanismo: se il nostro smartphone incontra nelle vicinanze un altro telefono su cui è in funzione l’app Immuni i due telefoni si scambieranno e memorizzeranno reciprocamente il codice casuale (che cambia continuamente) generato dall’applicazione. Per cui sul nostro telefono saranno memorizzati tutti i codici casuali dei telefoni delle persone che abbiamo incontrato o da cui siamo stati ad una certa distanza (il raggio d’azione del bluetooth).
Supponiamo ora che un cittadino avverta dei sintomi e vada dal medico. Supponiamo quindi che venga sottoposto a tampone e si scopre che è positivo. A questo punto l’operatore sanitario chiederà al cittadino se ha in funzione l’applicazione Immuni e se intende dare il consenso a fornire i propri codici casuali immagazzinati di altri cittadini per avvisarli di essere stati in contatto con lui ovvero di essere potenzialmente a rischio. Se e solo se il paziente presterà il proprio consenso, l’operatore sanitario farà arrivare sul telefono del paziente un codice che gli permetterà di inviare i dati registrati ai server che gestiscono l’applicazione. A questo punto da quel server partirà un avviso del Ministero della Salute, un alert, a tutti i possessori di smartphone sono entrati in contatto col paziente con il quale il Ministero avviserà tali cittadini di un possibile rischio di contagio dovuto a tale contatto ravvicinato. Questi cittadini, opportunamente allertati, potranno recarsi, perciò, immediatamente dal proprio medico curante per sottoporsi tempestivamente a controlli del proprio stato di salute. A loro volta, se positivi, questi potranno fornire i propri codici in modo da poter far avvisare altre persone con cui sono venute a contatto risalendo, così, a tutta la catena di contagio. Naturalmente ciò funzionerà bene se tutti avremo installata l’app Immuni.
Questo è tutto. Una applicazione che rispetta i principi del GDPR (ha avuto l’avallo del Garante per la Privacy), non viola la privacy dei cittadini, tratta dati pseudonimizzati e non rivela l’identità di nessuno. Il resto è paranoia.
Io ho scaricato Immuni anche se aspetto che nei prossimi giorni sia attivata nella mia Regione perché nel frattempo è attiva solo nelle Regioni Abruzzo, Liguria, Puglia e Marche.
Alcune Regioni quali Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte hanno sconsigliato l’utilizzo dell’applicazione ma questa è l’ennesima dimostrazione che sulla Sanità si giocano interessi molto forti legati alla gestione regionale della stessa.
L’App Immuni è ben fatta, rispetta la privacy dei cittadini e se scaricata da tutti può essere di grosso aiuto nell’intervenire precocemente in caso di contatto con un contagiato. Usiamola senza ingiustificati timori.
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