L’enigma della caduta

Giulio Verde quella mattina nel cantiere era stato assegnato all’attività di demolizione di uno sperone di roccia. Dato che questo sperone si trovava su un piano rialzato rispetto all’area circostante bisognava salirci con una scala. Era febbraio e la temperatura era abbastanza rigida. Giulio tuttavia si era ben coperto e contava di finire quel lavoro entro quella sera. Alle 9:00 salì pertanto alla sua postazione di lavoro ed avviò il martello pneumatico che gli serviva per demolire lo sperone di roccia.

Il lavoro, per tutta la mattinata, continuò tranquillo e senza intoppi fono a quando a mezzogiorno non suonò la sirena di cantiere che avvisava le maestranze che era tempo di pausa pranzo.

Giulio spense il martello demolitore e si avvio verso la scala per raggiungere la mensa. Scese solo alcuni scalini della scala a pioli e poi lanciò un urlo cadendo all’indietro dalla scala. Tutti i colleghi che si trovavano nelle vicinanze allertati da quell’urlo si precipitarono a soccorso ma per Giulio non ci fu nulla da fare, era morto sul colpo cadendo di spalle sul piano sottostante probabilmente battendo la testa sulla roccia sottostante.

Come era potuto accadere che Giulio Verde, persona molto esperta potesse essere caduto dalla scala?

Durante l’ispezione si fecero varie ipotesi:

Aveva piovuto e la scala era scivolosa?

Faceva molto freddo ed i pioli della scala erano ghiacciati?

Giulio durante l’attività per tenersi caldo aveva bevuto alcool ed era poco lucido?

Soffriva di vertigini?

In realtà tutte queste ipotesi si rivelarono false perché si scoprì che la vera causa della caduta era stata la sindrome da dito bianco.

Cosa era successo? Giulio aveva usato per circa 3 ore, quasi ininterrottamente, il martello pneumatico. Tale attrezzatura provoca forti vibrazioni che impediscono una corretta vascolarizzazione nelle mani ovvero un giusto passaggio di sangue nelle dita. Questo provoca un intorpidimento degli arti con consegunet e perita di forza.

Pertanto Giulio che stava scendendo la scala a pioli pensava di reggersi con le mani ma queste, completamente intorpidite, non l’avevano retto lasciandolo cadere all’indietro. In pratica Giulio non si era reso conto che le vibrazioni gli avevano provocato un indebolimento delle mani e questo gli era stato fatale.

Cosa impariamo da questo episodio? Qual è la lesson learned di oggi?

Che il rischio vibrazioni non deve essere valutato e può aggravare il rischio anche in altre fasi di lavoro. In questo caso il rischio vibrazioni aveva inciso sul rischio caduta dall’attività di utilizzo di una semplice scala a pioli. Quindi se è previsto che nella nostra attività utilizziamo un’attrezzatura che produce vibrazioni analizziamo attentamente quali possano essere le conseguenze sul nostro corpo.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.